LA CITTA' DI PORDENONE
GOURMET
E' un paradiso per gli appassionati di cultura, il territorio del Pordenonese, un vero e proprio concentrato di rilevanti siti artistici- specialmente cicli di affreschi dal sec. XIII AL XVII - e culturali, a cui si affiancano oasi naturalistiche e aree destinate a insediamenti industriali, artigianali e agricoli la cui attività si è sviluppata in modo equilibrato e sostenibile.Il capoluogo proviniciale, Pordenone (da Portus Naonis, l'antico porto sul fiume Noncello), ha un centro storico estremamente gradevole.Passeggiare fra le sue stradine strette che portano verso l'originalissimo edificio (sec. XIII - XIV ), dove ha sede il municipio è particolarmente gradevole, sopratutto se l'obiettivo è una sosta, in uno dei caratteristici locali, per degustare la cucina del territorio accompagnato da un bicchiere dei nostri rinomati vini Friulani. Sull' elegante corso principale con i suoi caratteristici portici, si affacciano molti palazzi affrescati fin dal medioevo, mentre nel Duomo di San Marco, dal bellissimo campanile e nel Museo civico d'arte, si possono ammirare interessanti dipinti, fra cui quelli di Giovanni Antonio de'Sacchis detto "il Pordenone" , attualmente in corso una prestigiosa mostra (1484 - 1539), massimo pittore Friulano di tutti i tempi.
Non sempre il nome di una città racchiude in sè la storia del luogo, ma nel caso di Pordenone, il cui toponimo antico come già citato era Portus Naonis, ci è offerta questa fortunata coincidenza, poichè gran parte del rilievo cittadino deriva proprio dall'essere stata un porto sul fiume Noncello (Naonis), un affluente del Meduna che confluisce nella Livenza, il quale consentiva - ed era l'approdo più settentrionale - di congiungere, per via d'acqua, Europa centrale e mar Adriatico. Attorno al porto sul Noncello nasceva quindila città medievale - in un luogo che vedeva presenze certe fin dall'epoca romana, testimoniate dall'eccezzionale villa affrescata del I - II secolo d.C ritrovata a Torre di Pordenone- e prosperava con esso, affiancando ai commerci e al servizio postale con Venezia, istituito dal 1943, una serie di attività artigianali legate alla presenza del fiume, come la tintura della lana, la lavorazione del ferro e del rame, una produzione ceramica e cartiera, la cui eco si sarebbe propagata fino al XIX e XX secolo, quando alcune di queste imprese, assuntauna dimensione industriale, avrebbero reso famoso il nome della cittadina a livello internazionale (dalle tessiture, alle ceramiche Galvani fino alla Zanussi). Pordenone con il suo porto assunse dunque, in età medievale e anche successivamente, un ruolo strategico, malgrado le dimensioni tutto sommato ridotte della città, tanto da essere a lungo contesa tra "le potenze" dell'epoca. Citata forse per la prima volta in un diploma del 897 (con la denominazione di Curtis regia Naonis), emanato da Berengario re d'Italia e Marchese del Friuli, Pordenone risulta nel 1077 - l'anno in cui nasce formalmente lo Stato dei Patriarchi d'Aquileia - proprietà dei duchi Eppenstein di Carinzia, passando per successione nel 1127 - 1129 ai duchi Badenberg d'Austria, i quali la ressero fino al 1246.Alla fine del XII secolo ebbe quindi inizio un lungo periodo in cui la città - che in un atto del 1204 risultava ormai citata con il toponimo "Portus Naonis" ed era intesa come la "capitale" di un piccolo territorio a sè stante - fu al centro di aspre dispute tra i patriarchi, l'Impero, il comune di Treviso, i conti di Prata - Porcia, i duchi di Carinzia e il sovrano di Boemia, passando più volte di mano, anche in modo abbastanza frenetico e con cruenti episodi d'armi, tra cui la distruzione del porto nel 1220, ad opera del patriarca Bertoldo di Andechs.Infine, nel 1278 Ottocarro II re di Boemia e duca d'Austria lasciò la città in eredità all'Imperatore Rodolfo I e a suo figlio Alberto I. Dunque dal 1278 fino al 1508 Pordenone fu un dominio degli Asburgo - una sorta di enclave in territorio prima patriarcale e poi veneziano - rappresentati in città da un Capitaneus. La presenza asburgica potenziò il porto, il quale a sua volta determinò lo sviluppo urbanistico della città, che nel corso del trecento (specie dopo l'incendio del 1318 che distrusse tutta la parte in legno e impose costruzioni in muratura) assunse una struttura lineare, ad asse centrale, concentrandosi attorno al corso principale, dai cui lati convergono vicoli e piccole stradine. Un aspetto, questo, che ritroviamo ancora oggi (la forma della città di fatto si è fissata con la terza cerchia muraria eretta nel 1548), percorrendo corso Vittorio Emanuele II- il principale asse cittadino insieme a Corso Garibaldi - su cui si affacciano edifici porticati, che tramandano i nomi delle più illustri famiglie locali, alternando fronti gotiche, rinascimentali, spesso abbellite da decorazioni a fresco di vario genere e interesse, e settecentesche, realizzando uno splendido scenario, notato già nel 1843 dal Veneziano Marin Sanudo, il quale lo descriveva in termini entusiastici: "Pordenon è bellissimo, pieno di caxe, con una strada molto longa, si intra per una porta e si ensse per l'altra; va in longo". Gli operosi anni di dominio Asburgico non furono privi di difficoltà e tensioni interne, opponendo in modo più o menoaperto un'aristocrazia filoimperiale e una borghesia artigiana e mercantile di sentimenti - e interessi - inclini alla vicina potenza di San Marco. Proprio simili contrasti agevolarono la conquista veneziana del 1508 - giunta in uno dei momenti più drammatici e travagliati nella storia della Serenissima - mettendo fine alla lunga parentesi asburgica, se si eccettua le effimere riconquiste nel 1509 e nel 1514. Tuttavia, da allora fino al 1537 Pordenone non fu un diretto possedimento di Venezia, divenendo invece - caso del tutto particolare - una tipica signoria rinascimentale, affidata al condottiero Bartolomeo Liiviano d'Alviano (figura assai singolare di militare, colto letterato ed esperto di architettura), il quale aveva valorosamente combattuto sotto le insegne di San Marco, passando dopo la sua morte, avvenuta in battaglia nel 1515, alla vedova Pantasilea e al figlio Livio Liviano dal 1529. Durante il XV e il XVI secolo la città sul Noncello visse una splendida stagione artistica, fortemente legata e influenzata dal modello veneto- nonostante il legame politico con il mondo d'oltralpe- culminante con l'opera di Giovanni Antonio de Sacchis (1483 -1539), uno dei grandi protagonisti della pittura rinascimentale, che proprio con il nome di "Pordenone" fu consegnato alla storiografia. La presenza veneziana, contrassegnata da una serie di concessioni politiche ed economiche conseguenti alla particolarità della storia pordenonese, proseguì fino al 1797 e poi la città seguì le sorti del resto della regione:governo francese, austriaco e infine italiano. Nel corso di quei passaggi di poterte Pordenone divenne capoluogo di distretto, confermando anche in senso amministrativo il suo ruolo di "capitale" della Destra Tagliamento (finalmente sancito nel 1968 con la creazione della provincia).
Non sempre il nome di una città racchiude in sè la storia del luogo, ma nel caso di Pordenone, il cui toponimo antico come già citato era Portus Naonis, ci è offerta questa fortunata coincidenza, poichè gran parte del rilievo cittadino deriva proprio dall'essere stata un porto sul fiume Noncello (Naonis), un affluente del Meduna che confluisce nella Livenza, il quale consentiva - ed era l'approdo più settentrionale - di congiungere, per via d'acqua, Europa centrale e mar Adriatico. Attorno al porto sul Noncello nasceva quindila città medievale - in un luogo che vedeva presenze certe fin dall'epoca romana, testimoniate dall'eccezzionale villa affrescata del I - II secolo d.C ritrovata a Torre di Pordenone- e prosperava con esso, affiancando ai commerci e al servizio postale con Venezia, istituito dal 1943, una serie di attività artigianali legate alla presenza del fiume, come la tintura della lana, la lavorazione del ferro e del rame, una produzione ceramica e cartiera, la cui eco si sarebbe propagata fino al XIX e XX secolo, quando alcune di queste imprese, assuntauna dimensione industriale, avrebbero reso famoso il nome della cittadina a livello internazionale (dalle tessiture, alle ceramiche Galvani fino alla Zanussi). Pordenone con il suo porto assunse dunque, in età medievale e anche successivamente, un ruolo strategico, malgrado le dimensioni tutto sommato ridotte della città, tanto da essere a lungo contesa tra "le potenze" dell'epoca. Citata forse per la prima volta in un diploma del 897 (con la denominazione di Curtis regia Naonis), emanato da Berengario re d'Italia e Marchese del Friuli, Pordenone risulta nel 1077 - l'anno in cui nasce formalmente lo Stato dei Patriarchi d'Aquileia - proprietà dei duchi Eppenstein di Carinzia, passando per successione nel 1127 - 1129 ai duchi Badenberg d'Austria, i quali la ressero fino al 1246.Alla fine del XII secolo ebbe quindi inizio un lungo periodo in cui la città - che in un atto del 1204 risultava ormai citata con il toponimo "Portus Naonis" ed era intesa come la "capitale" di un piccolo territorio a sè stante - fu al centro di aspre dispute tra i patriarchi, l'Impero, il comune di Treviso, i conti di Prata - Porcia, i duchi di Carinzia e il sovrano di Boemia, passando più volte di mano, anche in modo abbastanza frenetico e con cruenti episodi d'armi, tra cui la distruzione del porto nel 1220, ad opera del patriarca Bertoldo di Andechs.Infine, nel 1278 Ottocarro II re di Boemia e duca d'Austria lasciò la città in eredità all'Imperatore Rodolfo I e a suo figlio Alberto I. Dunque dal 1278 fino al 1508 Pordenone fu un dominio degli Asburgo - una sorta di enclave in territorio prima patriarcale e poi veneziano - rappresentati in città da un Capitaneus. La presenza asburgica potenziò il porto, il quale a sua volta determinò lo sviluppo urbanistico della città, che nel corso del trecento (specie dopo l'incendio del 1318 che distrusse tutta la parte in legno e impose costruzioni in muratura) assunse una struttura lineare, ad asse centrale, concentrandosi attorno al corso principale, dai cui lati convergono vicoli e piccole stradine. Un aspetto, questo, che ritroviamo ancora oggi (la forma della città di fatto si è fissata con la terza cerchia muraria eretta nel 1548), percorrendo corso Vittorio Emanuele II- il principale asse cittadino insieme a Corso Garibaldi - su cui si affacciano edifici porticati, che tramandano i nomi delle più illustri famiglie locali, alternando fronti gotiche, rinascimentali, spesso abbellite da decorazioni a fresco di vario genere e interesse, e settecentesche, realizzando uno splendido scenario, notato già nel 1843 dal Veneziano Marin Sanudo, il quale lo descriveva in termini entusiastici: "Pordenon è bellissimo, pieno di caxe, con una strada molto longa, si intra per una porta e si ensse per l'altra; va in longo". Gli operosi anni di dominio Asburgico non furono privi di difficoltà e tensioni interne, opponendo in modo più o menoaperto un'aristocrazia filoimperiale e una borghesia artigiana e mercantile di sentimenti - e interessi - inclini alla vicina potenza di San Marco. Proprio simili contrasti agevolarono la conquista veneziana del 1508 - giunta in uno dei momenti più drammatici e travagliati nella storia della Serenissima - mettendo fine alla lunga parentesi asburgica, se si eccettua le effimere riconquiste nel 1509 e nel 1514. Tuttavia, da allora fino al 1537 Pordenone non fu un diretto possedimento di Venezia, divenendo invece - caso del tutto particolare - una tipica signoria rinascimentale, affidata al condottiero Bartolomeo Liiviano d'Alviano (figura assai singolare di militare, colto letterato ed esperto di architettura), il quale aveva valorosamente combattuto sotto le insegne di San Marco, passando dopo la sua morte, avvenuta in battaglia nel 1515, alla vedova Pantasilea e al figlio Livio Liviano dal 1529. Durante il XV e il XVI secolo la città sul Noncello visse una splendida stagione artistica, fortemente legata e influenzata dal modello veneto- nonostante il legame politico con il mondo d'oltralpe- culminante con l'opera di Giovanni Antonio de Sacchis (1483 -1539), uno dei grandi protagonisti della pittura rinascimentale, che proprio con il nome di "Pordenone" fu consegnato alla storiografia. La presenza veneziana, contrassegnata da una serie di concessioni politiche ed economiche conseguenti alla particolarità della storia pordenonese, proseguì fino al 1797 e poi la città seguì le sorti del resto della regione:governo francese, austriaco e infine italiano. Nel corso di quei passaggi di poterte Pordenone divenne capoluogo di distretto, confermando anche in senso amministrativo il suo ruolo di "capitale" della Destra Tagliamento (finalmente sancito nel 1968 con la creazione della provincia).
Uno scorcio del Corso Vittorio Emanuele II
Corso Vittorio Emanuele II con la nebbia
Difronte la facciata di Palazzo Ricchieri ora sede del Museo civico d'arte. Sulla destra il Palazzo comunale del XIII SECOLO e il campanile della concattedrale di San Marco Evangelista inaugurato nel 1347.
Sfilata degli Alpini lungo il Corso Vittorio Emanuele II.
Corso Vittorio Emanuele II visto dal Palazzo del Municipio
Palazzo in via del Mercato
Palazzo Ricchieri con il campanile di San Marco
Via del mercato verso Corso Vittorio Emanuele II
Palazzo Municipale
Teatro Comunale Giuseppe Verdi